“Con l’elettrico significa consegnarsi alla Cina. Costringere tutto il continente a passare solo all’elettrico senza altre soluzioni significa consegnarsi mani e piedi all’economia alla Cina e quindi col ministro portoghese, slovacco, rumeno e ceco contiamo di essere maggioranza per dire che è la transizione ecologica è fondamentale ma non può essere fatte con imposizioni, obblighi e divieti”.
Il 28 febbraio Matteo Salvini, il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, si è espresso così sulla transizione alle auto elettriche. Pochi giorni dopo, il 3 marzo, il consiglio dell’Unione Europea ha rinviato il voto sui nuovi standard per le emissioni dei veicoli, cioè le norme in base alle quali dopo il 2035 nell’Unione Europea si potranno immatricolare solamente i veicoli ad emissioni zero.
Il voto era considerato una formalità dal momento che il regolamento era già stato concordato con il Parlamento e la Commissione Europea. Il rinvio rischia ora di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo che l’Europa si era prefissata per combattere il cambiamento climatico, azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050.
La presidenza svedese del consiglio dell’Unione Europea ha deciso di rinviare a data da destinarsi il voto per l’approvazione definitiva sul regolamento dell‘emissione dei veicoli. Cosa estramamente inusuale, perché giunti a questo punto del processo legislativo il regolamento era stato già approvato dal consiglio e da Parlamento, e quindi gli Stati che compongo il parlamento avevano già dato il via libera al regolamento in questione. Il secondo passaggio al consiglio è di solito considerato una formalità.
In questo articolo cercheremo di fare un pò di chiarezza su cos’è successo 😉
Cosa prevedeva il regolamento?
Il regolamento fissa gli standard sulle CO2 dei veicoli in vendita nell’EU, limite che l’Unione Europea fissa periodicamente abbassando di volta in volta la soglia delle emissioni consentite. La novità in questo caso è che la soglia viene portata a zero, cioè dopo il 2035 un veicolo per essere immatricolato dovrà non emettere nemmeno un grammo di CO2. Questo significa che saranno autorizzate solo i veicoli a motore elettrico o a idrogeno, e segnerebbe anche la fine del motore a combusione come lo conosciamo adesso.
Perché la Germania ha deciso di tirarsi indietro all’ultimo momento?
La Germania già durante la fase dei negoziati aveva espresso il desiderio che si potesse continuare ad immatricolare veicoli a combustione a patto che fossero alimentati con il carburante sintetico, anche detti e-fuel, che sono ottenuti a partire dall’anidride carbonica catturata dall’atmosfera e dall’idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili, e quindi hanno delle emissioni nette pari a zero perché la co2 che si emette è quella che è stata rimossa dall’atmosfera in precedenza. Il regolamento non prevede questa possibilità. Il ministro dei Trasporti e del Digitale tedesco Volker Wissing che appartiene al liberaldemocratico (Fdp), ha deciso di andare allo scontro, approfittando del fatto che già l’Italia, la Polonia e la Bulgaria si erano già espresse contro, e quindi raggiungendo la possibilità di far saltare la maggioranza qualificata necessaria per l’approvazione della norma. Il consiglio piuttosto che andare contro una sconfitta ha deciso di rinviare il voto.
Quindi questi carburanti sistetici permetterebbero di utilizzare le vecchie auto? Ma sono veramente un’alternativa valida?
Secondo molti esperti no, non è cosi sostenibile, perchè anche se le emissioni sono zero, l’efficienza di questi motori è molto inferiore rispetto a quella dei motori elettrici. Per percorrere la stessa quantità di km un auto a carburante sinstetico consuma 5-6 volte più dell’energia di un’auto elettrica, considerando tutto il processo che serve a produrre i carburanti sintetici. Inoltre questi carburanti sono ancora estremamemnte scarsi; gli stabilimenti che li producono sono pochissimi, sperimentali, e non ci sono aspettative che riescano a raggiugere una soglia di produzione sufficienti entro il 2035. Si potrebbe raggiungere solamente il 2% del fabbisogno necessario.
What are e-fuels, and can they help make cars CO2-free?#ghgemissions #ghgemissionsreduction #co2gas #cfcgas #co2emitting #internalcombustionengine #europeanunionlaw #fossilfuel #fossilefuels #co2emissions #co2emission #electricalvehicle #co2free #efuel #efuels #efuelsforfuture pic.twitter.com/gP3vjviR23
— Prep ON (@on_prep) March 11, 2023
Gli e-fuel sono considerati una tecnologia di transizione che può aiutare la decorbanizzazione di alcuni settori come i trasporti pesanti e l’aviazione. Ma essendo cosi scarsi, se venissero usati per le auto private non sarebbero piu disponibili per questi altri settori.
Ma perché allora la Germania chiede di tenere in vita le vecchie auto e per lo più di alimentarle con un carburante così costoso e di cui non c’è grande disponibilità?
A prima vista si potrebbe pensare che il motivo siano le pressioni dell’industria automobilistica, dato che questa è la voce piu importante della sua produzione. In realtà le case automoblisitiche, tra cui anche quelle tedesche, hanno gia concluso che i carburanti sintetici non sono il futuro e hanno puntato con decisione sulle auto elettriche. La maggior parte delle case automobilistiche hanno già dichiarato che entro il 2030 in Europa venderanno solo auto elettriche a prescindere dalle norme vigenti.
È vero che ci sono alcune aziende come la Porsche e la Bosch che si sono espresse contro il bando e che sperano di poter puntare sui carburanti sintetici per mantenere il loro business attuale, ma sono una piccola minoranza rispetto al totale.
Il vero motivo sembra essere le dfficoltà politiche del partito Liberaldemocratico che ha perso molti volti negli ultimi appuntamenti elettorali (e che governa insieme ai Social Democratici e ai Verdi) nonchè partner di minoranza, quello che ha meno sintonia con gli alleati di coalizione e si è trovato spesso emarginato sulla questione della trasizione energetica. Il partito liberaldemocratico fascendo la voce grossa e ottenendo visibilità su questo argomento spera di fare breccia sui tedeschi che vedono con scetticismo l’abbandono dei motori a combustione, e che sono la grande maggioranza dei tedeschi, secondo gli ultimi sondaggi il 68% della popolazione, un enorme bacino elettorale da cui pescare.
Ora che l’unione europea ha rinviato il voto cosa succederà? Come potrebbe riprendere il percorso di transizione europea all’auto elettrica?
Per modificare la normativa e per soddisfare la Germania, bisognerebbe riaprire il processo legislativo del regolamento, e questo potrebbe aprire la porta a grosse complicazioni e allungherebbe molto i tempi. La speranza è che possa bastare un impegno formale della commisisone non incluso nel regolamento a prendere in considerazione la possiblità di autorizzare la vendita di veicoli a carburante sinstetici. Bisogna vedere se questo basterà per permettere al partito liberaldemocratico di cantare vittoria o se deciderà di andare allo scontro, cosa che significherebbe portare a tempo indefinito l’adozione di questo regolamento e di abbandonarlo alla sua forma attuale.
Chi si oppone sostiene che la conversione all’elettrico avrà dei costi enormi in termini di posti di lavoro e potrebbe essere un colpo durissimo per l’economia europea, è cosi?
Si senza dubbio è cosi, l’industria automobilistica Europea da lavoro a circa 13 miloni di persone. È indubbio che il passaggio all’elettrico sconvolgerà tutto il settore, vanificherà il vantaggio tecnologico competitivo accumulato in questi anni, esporrà l’Europa alla concorrenza della Cina che è molto avanti nello sviluppo dell’industria dell’elettrico. Inoltre le auto elettriche sono piu semplici da costruire in quanto il motore elettrico è meno complesso di quello a combustione. Secondo il capo della Ford per costruire una macchina elettrica si impiegherebbe il 40 % in meno del lavoro di una a combustione.
Quindi, è vero che questo passaggio potrà portare una perdita dei posti di lavoro netta che potrà essere molto ingente, ma questi posti di lavoro verranno persi ugualmente in futuro, il passaggio all’elettrico e l’abbandono della combustione sarà prima o poi inevitabile. Più si aspetta e più il vantaggio della Cina e degli altri Paesi rispetto all’Europa diventa consistente.
La soluzione è considerare questa svolta non solo per il settore automobilistico ma scriverla in una transizione generale verso un’economia circolare europea che comprenda anche altre industrie correlate come quella delle batterie, del riciclaggio dei materiali, e come quella di un infrastuttura che sostenga tutto questo apparato di mobilità sostenibile. E in questo si possono trovare le possibilà di compensare la perdita dei posti di lavoro, creandone di nuovi anche più sicuri nel futuro.