In questo articolo vogliamo fare una riflessione sugli impatti sociali che questo straordinario mezzo di trasporto ha causato sulla società. Ma prima, facciamo un breve excursus sulla storia della bicicletta.
Iniziamo.
L’origine
L’origine della prima bicicletta effettivamente utilizzata è da attribuirsi al barone Karl Drais, un impiegato statale del Gran Ducato di Baden in Germania. Karl Drais inventò la sua “Laufmachine” (macchina da corsa) nel 1817 che fu chiamata dalla stampa Draisine (in Italia: Draisina).
La draisina non aveva pedali né freni, per muoverla era necessario che il guidatore, seduto sul sellino come nelle attuali biciclette, esercitasse una spinta puntando i piedi sul terreno. Sempre tramite l’uso dei piedi, il guidatore poteva frenare.
Negli anni Settanta del XIX secolo, la bicicletta prese forme più attuali con l’invenzione della bici di sicurezza di Harry John Lawson e il pneumatico in gomma riempito d’aria inventato da John Boyd Dunlop intorno al 1888: ruote di dimensioni uguali, trasmissione a catena sulla ruota posteriore e i pneumatici: così erano le biciclette allora e così sono ancora oggi. All’inizio del XX secolo le biciclette vennero prodotte in serie, divennero accessibili a tutti e si trasformarono da status symbol a oggetto di uso pratico per tutti.
I primi velocipedi a motore
Una E-Bike è una bicicletta elettrica a pedalata assistita (definita anche Pedelec o Epac – Electric Pedal Assisted Cycle) dotata di un motore centrale integrato con le pedivelle o collocato nel mozzo anteriore o posteriore, che aiuta la pedalata riducendone lo sforzo.
La parola ebike è entrata nell’uso comune fin dai primi anni 2000, ma quando sono state inventate le biciclette elettriche?
La storia delle biciclette elettriche risale a quasi 130 anni fa! Nel decennio precedente alla bicicletta elettrica, sia in Francia che negli Stati Uniti si sperimentavano tricicli a propulsione elettrica.
Durante l’epoca ottocentesca la società attraversava la Seconda Rivoluzione Industriale, erano gli anni della motorizzazione dei trasporti, le biciclette, soprattutto nelle realtà più avanzate, divennero da subito appannaggio dei meno facoltosi. Fin da subito, iniziarono le sperimentazioni volte ad abbinare ai velocipedi un motore a vapore che sostenesse il movimento.
Nel 1859, il fisico italiano Antonio Pacinotti presentò al mondo il suo generatore dinamo-elettrico di corrente continua reversibile, più comunemente conosciuto come dinamo, che funzionava come un vero e proprio motore elettrico (l’anello di Pacinotti). L’invenzione del ricercatore pisano fu la base da cui si svilupparono i successivi studi nel settore.
Le biciclette elettriche hanno prevedibilmente ripercussioni massicce in molti settori diversi. Riducono l’inquinamento atmosferico, stimolano uno sviluppo a più alta densità nelle città e hanno un impatto economico positivo creando posti di lavoro e rivitalizzando le comunità locali, tra le altre cose. Al di là di questi effetti economici e ambientali, la bicicletta elettrica ha anche un enorme impatto sulla terza “gamba” del proverbiale sgabello: la sostenibilità sociale. Storicamente, questa gamba è stata la meno compresa e discussa delle tre e, nell’ambito dei discorsi legati alla bicicletta, è altrettanto poco apprezzata. La saggezza convenzionale ci dice che la bicicletta può dare potere ai gruppi emarginati, aumentare la mobilità di tutte le classi di persone e migliorare la salute. Tuttavia, queste analisi sono spesso sommarie e ignorano meccanismi sociali più sottili – e nel farlo, lasciano una gran parte del quadro non dipinta.
Ecco elencati 4 modi in cui le biciclette e in particolare le ebikes hanno cambiato la nostra società:
1. EMANCIPAZIONE FEMMINILE
Alla fine del 1800 iniziarono a sorgere molte preoccupazioni riguardo all’uso della bicicletta, in nome della salvaguardia e della protezione delle donne. Alcuni ritenevano questa attività immorale, i medici pubblicavano teorie scientifiche sul come il ciclismo portasse alla sterilità, nel causare ulcere, malattie e altre infiammazioni. Altri temevano che il ciclismo avrebbe distratto le donne dai loro doveri coniugali. Ma nonostante tutto, le donne erano determinate a continuare a pedalare.
A partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, la bicicletta divenne più accessibile e conveniente, ma gli abiti che le donne indossavano erano incompatibili con la pratica del ciclismo. Lentamente ma inesorabilmente, corsetti e abiti iniziarono a essere sostituiti da “bloomers”, gli antenati dei pantaloni.
La macchina della libertà
In bicicletta le donne erano sole, libere dagli uomini e potevano decidere da sole dove andare. Per la prima volta, potevano scegliere il loro percorso e la loro destinazione. Nel 1894, Annie Londonderry raccolse la sfida di fare il giro del mondo in bicicletta per mettere in discussione la percezione della femminilità. E funzionò. Aprì la strada all’indipendenza. La bicicletta aiutò le donne ad allontanarsi un po’ dal marito e dalla casa e ad affermare la propria parte di libertà, decisione ed emancipazione. Simbolo di questa emancipazione, la bicicletta divenne presto lo strumento perfetto per la ricerca della libertà.
Mentre prima la bicicletta aiutò le donne ad emanciparsi, oggi la bici elettrica contribuisce all’emancipazione di un’altra parte della popolazione, gli anziani.
2. Emancipazione degli anziani
Molti anziani esprimono la preoccupazione di essere sempre più esclusi socialmente con l’avanzare dell’età. Gli studi dimostrano che, soprattutto nelle città con infrastrutture ciclistiche consolidate, l’ebike svolge un ruolo importante nell’inclusione sociale degli anziani.
Come mezzo di trasporto, la l’ebike li aiuta a praticare regolarmente attività fisica. Ma altrettanto importante è l’impatto che ha sulla salute mentale: aiuta gli anziani a sentirsi parte di una comunità. Non devono necessariamente iscriversi a un club ciclistico. Ciò che è fondamentale è il semplice fatto che trascorrano del tempo fuori casa con altre persone, non importa se per incontrare un amico o semplicemente per fare un giro.
3. Rafforzamento del senso di Community
Immagina: Sei lì con altri 100 ciclisti al mattino al semaforo verde – e non parli con loro – ma pensi: “Belle scarpe”. E sei circondato dall’umanità: l’odore dello shampoo, la gente che tossisce. È qualcosa di difficile da misurare, ma incredibilmente importante.
A volte, questo senso di comunità trascende dagli spunti verbali. È stato così quando, durante la mia terza settimana a Copenaghen, un ciclista si è fatto in quattro per aiutarmi a raggiungere la mia destinazione. Io e il mio amico eravamo fermi ai margini della pista ciclabile e parlavamo del modo migliore per raggiungere il teatro Danese, quando un ciclista che passava di lì ha sentito la nostra conversazione e si è subito fermato. Ci ha detto che sapeva dove si trovava e che dovevamo seguirlo… e così è stato! Non credo che questo sarebbe potuto accadere su un mezzo di trasporto pubblico o in auto, evidenziando così che c’è davvero un senso di comunità che si crea tra i ciclisti sulla strada.
4. Esplorare il mondo in libertà
L’e-bike rappresenta un tipo di mobilità ecologica, salutare, silenziosa, perfettamente in linea con lo spirito dei tempi e ideale per vivere in modo autentico l’essenza del territorio.
L’ e-bike, non solo permette di coprire distanze più lunghe e superare dislivelli finora inimmaginabili ma offre anche più opportunità e varietà.
Conclusione
Quando pensiamo ai benefici della bicicletta elettrica, di solito pensiamo alla salute, all’ambiente, all’economia e così via… ma non dovremmo dimenticare i suoi importanti impatti sociali!. Come illustrato in questo articolo, questi impatti sociali, spesso trascurati, sono importanti e anche molto interessanti.
Lo stato delle cose può solo continuare a migliorare da qui in poi. È chiaro che molte città e paesi in tutto il mondo si stanno impegnando per diventare più ciclabili al giorno d’oggi. Anche se nulla è perfetto, la bicicletta, più di ogni altra forma di trasporto, ha la capacità di migliorare questo mondo dal punto di vista economico, ambientale e, naturalmente, sociale.